LE ORIGINI – IL RAMO REGGIANO
Le origini della nobilissima famiglia Monterumici sono lontanissime e provengono dalla provincia di Reggio “Albinea”.
Nel I secolo a.C., la provincia di Reggio vive il suo momento di massimo spicco: a questo periodo risalgono floridi insediamenti agricoli, i cui resti si trovano nelle campagne di Albinea e lungo le principali vie di comunicazione. A testimoniare tanto benessere economico sono i ritrovamenti di costosa ceramica d’importazione e di oggetti in bronzo e vetro, come per esempio il Tesoretto di Borzano, scoperto nel 1880 d.C.; esso consiste in moltissime monete d’argento di epoca repubblicana, risalenti al 39 a.C., molte delle quali di valore rilevante.
Il primo processo di unificazione delle piccole comunità inizia nel 1243 d.C.: il castello di Borzano e il castello di Montericco passano sotto il dominio della famiglia Monterumici, imparentata con il papa Innocenzo IV. Nel 1244 d.C., durante violente lotti civili tra Guelfi e Ghibellini, la famiglia Monterumici acquisisce anche il castello di Albinea e il vescovo Guglielmo, in fuga dai Ghibellini, vi stabilisce la propria sede; nel 1277 d.C. la sistemazione del castello di Albinea fu terminata (lo si può denotare dalla lapide ancora oggi visibile). Nel 1796 d.C., l’anno della rivoluzione reggiana, la famiglia Monterumici perse tutti i suoi feudi; così i Monterumici si insediarono a Bologna, dov’era già presente un altro ramo della famiglia.
IL RAMO BOLOGNESE
La località di Forcole o Forcolo, nei pressi di Monterumici, è ricordata in un atto di vendita del 1084. Nel XIII secolo gli estimi ci indicavano che la comunità aveva solo 9 fumanti, che divennero 22 più tardi, quando Monterumici venne unito a Badolo. Verso la fine del Settecento Monterumici era parrocchia sottoposta alla pieve di Monzuno, composta di 218 anime, divise in 44 famiglie. La trecentesca chiesa di Santa Maria Assunta, in occasione della visita pastorale del 1679, venne definita “assai ben provveduta”. Rilevato in età moderna anche con la grafia Monterumici, da cui alcuni cognomi attuali, la località era un annesso di Brento, a sua volta frazione del Comune di Monzuno. Nella seconda guerra mondiale, l’abitato venne completamente distrutto. Prima della distruzione sul sagrato della bella chiesa di Monterumici veniva celebrata il 22 agosto una festa che vedeva affluire molta gente anche da altre zone, la ricorrenza viene ricordata ogni anno nella cappella costruita più a valle, in località Furcoli.
LA DISTRUZIONE DI MONTERUMICI
Dopo l’occupazione di Monzuno tra il 4 e 5 ottobre, la 34a Divisione americana punta alle alture poco distanti di Monterumici, dominanti le valli del Setta e del Savena. Qui incontra la dura opposizione della 16a Divisione SS.
L’offensiva alleata è rallentata anche dal maltempo e si esaurisce tra l’8 e il 9 ottobre ai piedi di Monterumici.
La linea del fronte si fermerà per tutto l’inverno 1944 d.C. – 1945 d.C. tra Sant’Ansano nella Valle del Savena, Furcoli, Vado e Monte Sole.
Gli Alleati e i tedeschi saranno separati da una terra di nessuno di poche centinaia di metri e continue saranno le scaramucce tra pattuglie e le imboscate agli avamposti con cattura di prigionieri.
La ripresa delle ostilità su larga scala avverrà il 15 aprile 1945 d.C. e la conquista di Monterumici, con il suo caposaldo difeso dagli alpini della 8a Divisione, avverrà solo la mattina del 18 aprile, ad opera dei fanti della 88a Divisione, dopo che gran parte dei difensori si saranno sganciati per non rimanere accerchiati.
A seguito di questa distruzione, la famiglia Monterumici perse un punto di riferimento geografico unico e iniziò la diaspora in Italia e nel mondo.
MONTERUMICI FAMOSI
MONTERUMICI BRUNO: famoso partigiano (2 aprile 1906 – 5 luglio 1944) [3]:Bruno Monterumici, nome di battaglia “Roberti”, da Luigi e Luigia Tonelli; nato il 2 aprile 1906 a Bologna; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Operaio ortopedico. Iscritto al PCI. Fu dirigente della FGCI e il 22 agosto 1927 venne arrestato a Modena, unitamente a 2 compagni, perché trovato in possesso di materiale di propaganda antifascista. Il 22 marzo 1928 fu rinviato a giudizio davanti al Tribunale speciale dal quale il 10 agosto 1928 venne condannato a 7 anni e 10 mesi di carcere per “ricostituzione del PCI, propaganda sovversiva”. Scontò parte della pena nelle carceri di Volterra (PI) e Viterbo e riebbe la libertà il 5 novembre 1932 a seguito della concessione dell’amnistia per il decennale fascista. Il 23 marzo 1933 fu nuovamente arrestato, con Sostegno Falzoni e Cesare Morara, per diffusione di volantini. Il 13 luglio venne scarcerato e ammonito. Il 4 gennaio 1938 subì un terzo arresto. Finì in carcere con altri 76 antifascisti accusati di “organizzazione comunista bolognese attiva nel 1936-1937” che oltre “alla tradizionale azione illegale era riuscita a sviluppare un’efficace azione nei sindacati fascisti, tra i disoccupati e nell’ambiente universitario”. Rinviato a giudizio il 2 settembre 1938, davanti al Tribunale speciale, il 26 novembre venne condannato a 18 anni di reclusione. Scontò parte della pena nel carcere di Fossano (CN) dal quale uscì nell’agosto 1943, dopo la caduta del fascismo. Trascorse gli anni di detenzione leggendo numerosi libri di storia, sia italiani che stranieri.
All’inizio della lotta di liberazione fu tra i primi organizzatori delle squadre armate bolognesi in città che diedero poi vita alla 7ma brigata GAP Gianni Garibaldi, nella quale militò. Arrestato il 26 giugno 1944 dalle brigate nere, venne a lungo torturato, quindi ucciso e abbandonato in via Tibaldi il 5 luglio 1944. Quasi certamente non rivelò il proprio nome ai fascisti, perché in data 4 aprile 1945 la polizia lo ricercò, ovviamente senza trovarlo, nel suo domicilio. Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 5 luglio 1944. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna. [Nazario Sauro Onofri]
E’ sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno. ;
All’inizio della lotta di liberazione fu tra i primi organizzatori delle squadre armate bolognesi in città che diedero poi vita alla 7ma brigata GAP Gianni Garibaldi, nella quale militò. Arrestato il 26 giugno 1944 dalle brigate nere, venne a lungo torturato, quindi ucciso e abbandonato in via Tibaldi il 5 luglio 1944. Quasi certamente non rivelò il proprio nome ai fascisti, perché in data 4 aprile 1945 la polizia lo ricercò, ovviamente senza trovarlo, nel suo domicilio. Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 5 luglio 1944. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna. [Nazario Sauro Onofri]
E’ sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno. ;
Monterumici Mario, un orafo famoso: Ci sono persone, come Mario Monterumici, che con il loro lavoro e il loro buonumore riscaldano e segnano la vita di altri. Un uomo normale, ma per molti versi speciale, che sapeva trasformare piccole cose e piccoli gesti in eventi eccezionali. Un artista, senza mai perdere di vista le sue radici: il dialetto, l’artigianato, il buon mangiare, la natura. Questo libro è fatto dai pensieri di tanti, noti e meno noti, che lo ricordano e rievocano curiosi episodi vissuti insieme. Di Mario ci restano, oltre alla memoria, le opere, gioielli geniali in cui si legge non solo il suo estro, ma un prolungato atto d’amore per la bellezza e la vita
I fratelli Monterumici, Odino e Alberto: Odino Monterumici, autiere, contitolare con il fratello Alberto, reduce della campagna di Russia, del laboratorio di elettrauto operativo con insegna “F.lli Monterumici”